Attivisti solidali detenuti illegalmente sul confine bulgaro-turco

Ottobre 25, 2024

Aumentano gli abusi e le violenze contro gli attivisti e le persone in movimento in Bulgaria. Rilanciamo il comunicato del Collettivo Rotte Balcaniche e No Name Kitchen, che supportiamo nella missione sul confine turco-bulgaro. Traduzione in inglese in calce.

7 attivisti internazionali sono stati arrestati il 14 e il 20 ottobre, dopo aver aiutato persone in difficoltà nelle foreste della Bulgaria al confine con la Turchia. Gli attivisti fanno parte di due gruppi, Collettivo Rotte Balcaniche e No Name Kitchen, che da oltre un anno sostengono le persone in fuga con cibo, vestiti e prodotti per l’igiene. Queste due organizzazioni gestiscono anche una linea di emergenza che le persone possono chiamare in situazioni di pericolo di vita durante il viaggio, a fronte del sistematico rifiuto delle autorità bulgare di fornire assistenza medica. Infatti, la polizia di frontiera bulgara risponde regolarmente alle chiamate per un’ambulanza respingendo violentemente e illegalmente le persone in Turchia, nonostante le loro condizioni fisiche e le richieste di asilo e protezione. In questi momenti, la presenza degli attivisti impedisce i respingimenti illegali, monitorando la situazione. In risposta a ciò, la polizia sta reprimendo sempre più queste attività, culminando in una prima detenzione a settembre e, più recentemente, in altri due arresti e detenzioni fino a 24 ore.
Il 14 ottobre, 5 attivisti hanno chiamato il 112 per richiedere assistenza medica per 17 persone provenienti dalla Siria, tra cui un bambino di 7 mesi e 12 minori, che si trovavano nella foresta da 3 giorni senza cibo, acqua e riparo. La polizia di frontiera è arrivata con il volto coperto da passamontagna e con i cani nel bagagliaio del veicolo. Immediatamente l’atteggiamento della polizia è stato aggressivo e razzista, mentre le persone erano terrorizzate di essere picchiate, morse dai cani e respinte in Turchia, come già accaduto loro in 4 precedenti respingimenti. Gli attivisti sono stati arrestati, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Elhovo insieme ai 17 siriani. Nessuno di loro ha ricevuto cure mediche.
Un poliziotto con un passamontagna ha condotto una perquisizione aggressiva denudando completamente gli attivisti, ha rimosso tutti gli effetti personali e ha scortato ciascuno in una cella separata. Anche le persone in movimento sono state divise nelle stesse celle, assegnando 2 persone per letto singolo. Le condizioni igieniche delle celle erano pessime, con feci sul pavimento e letti sporchi. La polizia ha ostacolato intenzionalmente il sonno delle persone, aprendo e sbattendo le grandi porte di metallo a intervalli regolari. Inoltre, la polizia ha preso le impronte digitali e le foto degli attivisti. Nonostante la richiesta di un avvocato e di un traduttore, le istanze degli attivisti sono state continuamente negate. Le persone in movimento sono state costrette a firmare documenti senza traduzione. Dopo 15 ore gli attivisti sono stati rilasciati, mentre le persone in movimento sono rimaste nelle loro celle.
Il 20 ottobre, 3 attivisti, insieme a una giornalista e due registi, hanno chiamato il 112 per richiedere assistenza medica per 8 persone, siriani, egiziani e afghani, di cui 7 minori. Camminavano da tre giorni e avevano passato la notte nel bosco con 2 gradi centigradi, senza acqua e cibo. Quando la polizia è arrivata, ha preso i telefoni di tutte e 8 le persone affermando che erano in stato di arresto, senza fornire alcuna spiegazione. La polizia ha poi iniziato a essere aggressiva nei confronti degli attivisti, spingendo e schiaffeggiando uno di loro solo perché teneva il telefono in mano. Ha impedito che la giornalista potesse svolgere il suo lavoro, costringendola a mettere via la camera. Due attivisti sono stati spinti a terra, ammanettati e portati alla stazione di polizia di frontiera di Malko Tarnovo insieme al gruppo. Gli attivisti sono stati trattenuti per 24 ore con la falsa e pretestuosa accusa di resistenza a pubblico ufficiale, e non hanno avuto a disposizione un traduttore ufficiale per firmare i documenti di arresto e detenzione. Inoltre, le persone in difficoltà sono state trattenute tutta la notte, in una cella con solo 4 panche, e non hanno ricevuto alcun trattamento medico.
L’obiettivo di questi brutali arresti è quello di scoraggiare l’assistenza medica alle persone in movimento e di impedire il monitoraggio dei respingimenti in Turchia. Essi costituiscono una piccola parte della crescente repressione subita dagli attivisti e della sistematica violenza e disumanizzazione subita dalle persone in movimento. Tali pratiche illegali sono attuate dalle autorità bulgare su istruzione dell’Unione Europea, che finanzia sempre più il controllo violento e razzista delle frontiere.
ENGLISH VERSION: Growing abuse and violence against activists and people on the move in Bulgaria
7 international activists were arrested on 14th and 20th October after helping people in distress in the forests of Bulgaria close to the Turkish border. The activists are part of two groups, Collettivo Rotte Balcaniche and No Name Kitchen, that have been supporting people on the move with food, clothing and hygiene products over the last year. They also manage an emergency line that people can call in life-threatening situations, in front of the Bulgarian authorities’ systematic denial of medical assistance. The Bulgarian border police routinely attend 112 calls for an ambulance and violently and illegally return people to Turkey despite their physical condition and requests for asylum. The activists’ presence at these moments prevents these illegal pushbacks by monitoring the situation. In response to that, the police have increasingly repressed these activities culminating in a first detention in September and more recently 2 arrests and detentions for up to 24 hours.
On 14th October, 5 activists called 112 to request medical assistance for 17 Syrians among which there were a 7-month old baby and 12 minors.They had been in the forest for 3 days without food, water or shelter. Border police arrived with their faces covered with balaclavas and dogs in the boot of the vehicle. The immediate attitude of the police was aggressive and racist and the people showed great fear at being beaten, bitten by dogs and pushed back to Turkey, as had happened to them in 4 previous pushbacks. The activists were arrested, handcuffed and brought to Elhovo border police station along with the 17 Syrians. None of them received medical attention.
A policeman in a balaclava conducted an aggressive strip search to complete nakedness on the activists, removed all personal belongings and escorted each one to a separate cell. The Syrian people were dispersed amongst the same cells, 2 people to a single bed. The sanitary conditions of the cells were extremely bad with faeces on the floor and unclean beds. The police intentionally hindered people sleeping by opening and slamming the big metal doors at regular intervals. The police took fingerprints and photos of the activists. Despite asking at every opportunity, the activists’ requests for a lawyer and translator were continually denied. The people on the move were forced to sign documents without a translation. After 15 hours the activists were released. The people on the move remained in their cells.
On 20th October, 3 activists, together with a team of a journalist and two directors, called 112 to request medical assistance for 8 people, Syrians, Egyptians and Afghans, 7 of them minors. They had been walking for three days and spent the night out in the woods with 2 celsius degrees, without water and food. When police arrived, they took all 8 people’s phones saying that they were arrested without giving any explanation. Police then started to be aggressive towards activists, pushing and slapping one of them just because he held his phone in his hand. He prevented the journalist from doing her job, forcing her to put the camera away. Two activists were pushed to the ground, handcuffed and brought to Malko Tarnovo border police station along with the group.
The activists were detained 24 hours under the false accusation of resisting a public officer, they were not granted an official translator when signing arrest and detention documents.
Also the people in distress were detained all night, all in a cell with just 4 benches, they didn’t receive any medical treatment.
The aim of these brutal arrests is to deter medical assistance to people on the move and to prevent monitoring pushbacks to Turkey. They form a small part of the increasing repression experienced by activists and the systematic violence and dehumanization endured by people on the move. Such illegal practices are implemented by Bulgarian authorities under instruction from the European Union with ever increasing funding for its violent and racist border control.
2024-11-20T11:34:04+00:00

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